L’Avvento Ambrosiano
Riportiamo di seguito un articolo di mons. Marco Navoni, dottore della Biblioteca Ambrosiana e pro-presidente della Congregazione per il Rito Ambrosiano, che ci offre alcune linee guida per vivere il tempo liturgico dell’Avvento, secondo il Rito proprio della Chiesa Milanese.
Alcuni cenni storici
L’Avvento, come periodo di preparazione alla festa di Natale, è testimoniato in Gallia e in Spagna già verso la fine del secolo IV. Nel secolo VI la durata di questo periodo tende a stabilizzarsi sulla durata della Quaresima, cioè sei settimane: è indicativo infatti che esso, nella tradizione ambrosiana, venga definito “Quaresima di San Martino”, proprio perché iniziava la domenica successiva all’11 novembre. La cosa è spiegabile se si tiene presente l’importanza e la rilevanza crescente che tende ad assumere la festa di Natale: il 25 dicembre, infatti, soprattutto nella tradizione popolare, viene sempre più percepito come un giorno talmente solenne da essere equiparato alla festa più importante dell’anno liturgico cristiano, cioè la Pasqua. E come la Pasqua è introdotta da un periodo di preparazione (la Quaresima) scandito su sei settimane, analogamente anche per il Natale si pensò a un periodo di preparazione (l’Avvento) di simile durata.
Un Avvento di tale durata è testimoniato anche a Roma verso la metà del secolo VI, finché con la riforma liturgica promossa da Papa Gregorio Magno, a cavallo fra i secoli VI e VII, esso fu accorciato a quattro settimane: è l’Avvento di “rito romano”, che si diffonderà poi in tutta la Chiesa latina occidentale. La liturgia ambrosiana ha invece sempre conservato l’uso primitivo delle sei settimane d’Avvento: comincia dalla domenica immediatamente successiva all’11 novembre (festa di San Martino) e termina con la vigilia di Natale.
Interroghiamo il Lezionario
Da otto anni la Diocesi celebra l’Avvento con il nuovo Lezionario Ambrosiano, promulgato nel 2008 dal cardinale Dionigi Tettamanzi. Per comprendere il valore di questo tempo liturgico di preparazione al Natale, al di là dei dati storici che riferiscono alla sua origine, è opportuno interrogare il nostro Lezionario, per comprendere quali sono i messaggi spirituali e teologici che l’Avvento ambrosiano ci può trasmettere.
Innanzitutto è opportuno sottolineare che l’Avvento ambrosiano, nel nuovo Lezionario, riprende in maniera organica e precisa la struttura testimoniata nei documenti più antichi della liturgia milanese. Troviamo dunque la seguente successione di temi:
a) le prima domenica ha un contenuto prettamente escatologico: invita cioè a rivivere la dimensione dell’attesa del ritorno di Cristo alla fine dei tempi nella sua venuta gloriosa e definitiva;
b) la seconda e la terza domenica introducono la figura di Giovanni Battista, il precursore, che prepara la via alla venuta del Signore: una preparazione che recupera i temi della conversione (seconda domenica) e dell’adempimento delle antiche profezie (terza domenica);
c) la quarta domenica propone la pagina evangelica dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme, tipica della tradizione ambrosiana, da leggere e interpretare non dal punto di vista storico (quello che avvenne nella cosiddetta “Domenica delle Palme”), ma attraverso il filtro simbolico dell’Avvento, cioè come invito all’incontro salvifico con Cristo che fa il suo ingresso nella storia umana;
d) la quinta domenica vede di nuovo in primo piano la figura di Giovanni Battista, il precursore: il Vangelo è tratto però non dai sinottici (come nella seconda e nella terza domenica), ma sempre e solo da Giovanni e mette in luce in modo particolare il rapporto del Battista con il Messia che sta per manifestarsi; ormai infatti i giorni dell’Avvento stanno raggiungendo la loro piena maturazione;
e) il 16 dicembre, riprendendo una tradizione ambrosiana che lo stesso San Carlo volle confermare, è stata re-introdotta la cosiddetta “commemorazione dell’annuncio a Giuseppe”, per mettere in giusta evidenza il ruolo che questo uomo giusto e santo ebbe, con la sua obbedienza, nel mistero dell’incarnazione del Verbo;
f) dal 17 al 24 dicembre decorrono le cosiddette “ferie prenatalizie”, che nel rito ambrosiano hanno conservato l’antico nome di feriae de exceptato; il nuovo Lezionario, facendo propria una spiegazione non condivisa da tutti gli studiosi, ma indubbiamente suggestiva ed evocativa, interpreta questa espressione nel senso del verbo “accogliere” (exceptato da exceptare = accogliere, accettare): in effetti sono gli ultimi giorni di Avvento, nei quali la Chiesa si prepara più intensamente a incontrare il Signore Gesù atteso, “accolto” e “accettato”; da notare che questi giorni pre-natalizi, insieme alla commemorazione di San Giuseppe, vengono a comporre una vera e propria “novena” liturgica di preparazione al Natale;
g) la VI domenica è la primitiva festa mariana della liturgia ambrosiana e commemora il mistero dell’incarnazione del Signore e della divina maternità della Vergine: è la mèta ultima del cammino di Avvento, prima che si passi al tempo natalizio vero e proprio;
h) infine anche i giorni feriali sono caratterizzati da una “mensa” più abbondante della Parola di Dio. Ogni giorno, infatti, prevede tre letture: le prime due tratte dall’Antico Testamento (attinte dalle pagine dei profeti che preannunziano la venuta del Messia), seguite dal Vangelo, tratto da Matteo, l’evangelista che più degli altri è attento a mettere in evidenza la realizzazione nella vicenda di Gesù di Nazaret delle antiche profezie.