Riprendiamo il cammino in compagnia di Gesù
Riprendiamo insieme il nostro cammino,
accompagnati da Colui che è la nostra speranza.
di don Luigi, parroco
Carissimi fratelli,
finalmente lunedì 18 maggio la chiesa ha incominciato nuovamente a celebrare le sante messe con il popolo cristiano: per chi crede, questo fatto rappresenta una grande speranza, in quanto si tratta di permettere al Cristo Risorto di operare tramite la preghiera e l’impegno dei fedeli per liberare tutti dal male morale e fisico. Questo strano e tragico tempo, causato dalla pandemia, ha rinnovato il bisogno di pormi le domande fondamentali dell’esistenza: per chi vivo? Qual è la meta del cammino della vita? Cos’è la vita eterna? Può l’uomo rispondere pienamente al desiderio di pienezza del proprio cuore? Da dove nasce la realtà dell’amore e perché lo desideriamo senza limiti, per tutta la vita?
Queste domande, che ogni persona sente nel cuore, quasi mai costituiscono oggetto di dialogo nelle famiglie e tanto meno se ne parla nei vari dibattiti televisivi. Eppure nella ricerca della risposta si può intravvedere la speranza, ovvero la luce che illumina tutto il cammino dell’esistenza. In Cristo Gesù ho ritrovato ancora una volta la risposta; lo percepisco come una persona viva, lo ricordo come colui che ha sconfitto la morte offrendosi ad essa e risorgendo e lo incontro nella presenza reale e come forza divina nell’Eucarestia donata al credente come via, verità e vita. Ho riscoperto il tempo della preghiera con la parola del Vangelo, del magistero e dei Santi; mi aiutano a leggere la realtà dal punto di vista di Dio e la carità-comunione, quale dimensione delle relazioni che costruiscono una compagnia capace di comunicare la speranza a coloro che si coinvolgono, anche a quelle determinate pesantemente dai bisogni materiali e spirituali. Pregare mi permette di recuperare uno sguardo misericordioso, ma insieme critico, sulla società, sugli stati, sulle culture e sulle politiche socioeconomiche attuali. Condivido quanto ha affermato il cardinale Angelo Scola in una intervista: “la tragedia del coronavirus dev’essere affrontata mediante un ripensamento globale dei tratti religiosi, culturali, sociali e politici della nostra società plurale”.
Che lavoro immenso e che grande testimonianza attendono i cattolici, se recuperassero veramente il senso di appartenenza alla chiesa e il compito della missione come “cuore” della propria vita! Spero che a tutti i fedeli del l’Italia e del l’Europa percepiscano la necessità di ritrovare le vere radici culturali e religiose della loro storia, oggi sono in gioco sia l’unità che la pace delle comunità. Solo in questa prospettiva le nazioni possono rispondere alle sfide degli egoismi e dei poteri forti economici e sociali presenti nei vari ambiti della economia, della cultura, della politica e dell’ambiente sociale. E’ una utopia pensare di sconfiggere le varie povertà se la cultura sociale non ritrova il valore sacro della persona, dalla nascita alla morte naturale, e non riscopre la famiglia, formata da un padre e una madre, con i propri figli, quale istituzione primaria della società.
In questa prospettiva si coglie il grande compito dell’educazione a cui sono chiamate le scuole, le famiglie, la chiesa e tutte le aggregazioni sociali presenti nella società, che occorre concepire sussidiaria. Avete constatato come il peso più grande, causato dalla pandemia, è ricaduto sulle famiglie e sul sistema sanitario? Ma paradossalmente ricordo anche che nei decenni passati e ancora oggi sul piano culturale, legislativo ed economico l’istituzione famiglia è stata pesantemente messa in discussione e penalizzata. Oggi credo sia doveroso ringraziare i genitori, i nonni, i fratelli e figli per la pazienza e la cura profuse, frutti del loro amore intensamente vissuto in questo periodo. Dobbiamo pregare inoltre per le famiglie che hanno vissuto con grande tensione questo momento.
Riflettiamo. Non pensate che sia fortemente ingiusto penalizzare le famiglie che hanno scelto di educare i propri figli inviandoli nelle scuole “pubbliche paritarie”? Perché a loro e agli istituti paritari non ci sono stati, finora, aiuti economici da parte dello stato? Non hanno anche questi subito i danni causati dal coronavirus? Le scuole paritarie sono, a loro modo, imprese senza fine di lucro (per la maggior parte). E se presentano una storia, come la nostra scuola materna, lunga oltre 100 anni, perché devono essere ignorate dallo stato? Io credo che sia una questione ideologica presente nella cultura di tanti partiti! E i politici cattolici? Affermano i principi… ma poi latitano per questioni di potere e di appartenenza partitica! E’ lecito domandarsi quale sarà il futuro della nostra scuola materna?
Termino questo scritto ringraziando don Gerolamo Castiglioni, il parroco che mi ha preceduto, perché, conoscendo le difficoltà economiche della scuola materna, le ha donato una notevole offerta, dimostrando così di credere nella libertà di educazione e di stimare il lavoro che la nostra scuola materna svolge in favore della comunità di Bareggio.
I lavori della tettoia nell’oratorio S. Luigi stanno procedendo e confidiamo di finirli quanto prima. Avrebbero dovuto fruirne i ragazzi e gli adolescenti già in questo oratorio estivo, ma il coronavirus ha rimandato il suo utilizzo ad un tempo migliore. Anche questo è un esempio della provvisorietà della vita e dei nostri programmi! Il prezzo da pagare invece non è rimandato: c’è bisogno di un sostegno economico anche per questa opera da parte di tutti.
Speriamo in un tempo estivo più favorevole alla vita comunitaria per tutti ed in particolare per i ragazzi; per ora tutto è sospeso.