L’impronta di un incontro con Dio
Cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta.
Per descrivere in modo efficace l’esperienza della Giornata Mondiale della Gioventù, prenderò in prestito un termine messo in evidenza dal Papa: impronta.
Questa GMG è stata un’impronta, un segno concreto di incontro con Dio da cui partire e da usare come trampolino di lancio per la nostra vita. Le parole del Papa durante la Veglia di sabato 30/07/16 spingevano proprio in questa direzione: ci hanno invitato a prendere in mano la nostra vita! Per me quella sera è stata uno dei momenti più belli e coinvolgenti della GMG. In quell’occasione, infatti, grazie al discorso del Papa, abbiamo sperimentato che Dio vuole qualcosa da noi, vuole che non ci chiudiamo in noi stessi, ma che, al contrario, ci apriamo agli altri, sperimentando la fraternità. Solo così possiamo lasciare la nostra impronta nella storia attraverso il futuro che costruiremo. Certo, lottare per il proprio futuro comporta un rischio, ma ricordiamoci che “Gesù è il Signore del rischio”: il nostro punto di partenza è Colui che ha sopportato il dolore della croce e della morte per amore nostro. Rischiare quindi richiede molto coraggio, ma ci dona la libertà che ci darà la forza di offrire il meglio di noi perché il mondo possa essere diverso, un luogo di amore dove non ci siano muri di divisione ma ponti di unione. Il Papa ha annunciato “è una sfida”. Noi l’abbiamo accolta e siamo pronti a essere testimoni del bene.
“Bene”, ecco un altra parola chiave che può inquadrare la GMG. Durante questa esperienza abbiamo sperimentato tanto bene, che è scaturito da una base solida: la preghiera. Non mi riferisco solo ai momenti di Veglia, alle messe e alle catechesi a cui abbiamo partecipato. Parlo di momenti di condivisione, di risate, di difficoltà, di amicizia: tutto questo è stato preghiera. Abbiamo vissuto concretamente la preghiera come luogo di incontro con Gesù. Ci siamo sentiti parte di un popolo, della comunità della Chiesa: abbiamo conosciuto moltissimi giovani provenienti da ogni parte del mondo che erano lì per il nostro stesso motivo, per la fede in Dio.
Insieme a questi giovani abbiamo fatto nostro il tema centrale della GMG: la misericordia. Il Papa, con il suo sguardo accogliente e la concretezza delle immagini che ci ha suggerito, è stato testimone di misericordia. Egli, durante la Veglia, ha detto: Quando il Signore ci chiama non pensa a ciò che siamo, a ciò che eravamo, a ciò che abbiamo fatto o smesso di fare. Al contrario: nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che potremmo fare, tutto l’amore che siamo capaci di contagiare. Lui scommette sempre sul futuro, sul domani. Gesù ti proietta all’orizzonte, mai al museo. Queste parole mi hanno colpito molto e mi hanno fatto riflettere sul senso della misericordia. La misericordia è l’amore che da sempre Dio prova per noi e che siamo chiamati a testimoniare nella concretezza delle nostre scelte finalizzate al bene. Questo amore trova la sua massima espressione nel perdono che Dio ci dona: con Dio c’è sempre una possibilità, con Dio c’è sempre speranza. Dio è misericordia perché ci fa esistere, ci ama, ci sceglie, ci perdona quando sbagliamo, ci viene a cercare quando ci allontaniamo e si rende visibile a noi attraverso gli incontri che ci offre.
Questo è quanto la GMG mi ha lasciato e, se un giovane mi chiedesse se ne vale veramente la pena, io risponderei con certezza che la bellezza e il bene hanno prevalso su ogni fatica.
G.G.