La Quaresima nel rito ambrosiano
La Quaresima, per la Chiesa di Milano, si struttura in maniera abbastanza precisa già a partire dall’epoca di S. Ambrogio, nello scorcio finale del quarto secolo, quando la società era in via di progressiva cristianizzazione e molti pagani, convertitisi al cristianesimo, chiedevano il battesimo diventando catecumeni.
Ebbene, la Quaresima, in tale contesto, nacque non tanto come tempo di generica preparazione alla Pasqua, bensì come tempo in cui i catecumeni si preparavano a ricevere il battesimo nella veglia pasquale: ciò comportò che essa assumesse un forte carattere battesimale, ed è questa la caratteristica che la liturgia ambrosiana ha sempre conservato fino ai nostri giorni. Basterebbe passare in rassegna i Vangeli delle domeniche quaresimali, rileggendoli attraverso la chiave di lettura della liturgia battesimale (come spesso gli stessi prefazi ambrosiani ci suggeriscono).
Le tentazioni di Gesù nel deserto e la sua vittoria su Satana fanno riferimento – ad esempio – alla lotta che il catecumeno deve affrontare contro il Male, se vuole diventare cristiano, e il rito delle rinunce al demonio, alle sue opere e alle sue seduzioni ne sono il corrispondente rito liturgico pre-battesimale.
Nella seconda domenica il prefazio ambrosiano afferma che Cristo, fermatosi al pozzo di Giacobbe, aprì alla fede il cuore della Samaritana: e, anche in questo caso, il rito liturgico pre-battesimale della professione di fede nel Dio uno e trino diventa condizione necessaria per il passaggio dal paganesimo alla vera religione.
La domenica di Abramo ci ricorda l’inserimento nella Chiesa, il vero e definitivo popolo di Dio composto dai discendenti di Abramo secondo la fede, piuttosto che secondo il sangue e la carne: e tale inserimento si realizza efficacemente attraverso il battesimo. Le domeniche quarta e quinta – ci dicono i rispettivi prefazi – introducono il tema del peccato originale: senza Cristo l’uomo è irrimediabilmente cieco (domenica del cieco nato) o – peggio ancora – è morto (domenica di Lazzaro); senza Cristo l’umanità porta dentro di sé una menomazione che lo aliena da Dio e da se stesso.
Ma nel battesimo Cristo libera l’uomo dalla sua cecità, illuminandolo, e gli dona di risorgere dalla morte del peccato alla vita di grazia. Nascono di qui i due riti post-battesimali della consegna al neo-battezzato della lampada accesa e della veste bianca. Nell’antichità compiere il cammino della Quaresima battesimale era la condizione necessaria perché il catecumeno, proveniente dal paganesimo, venisse ammesso al sacramento del battesimo e diventasse cristiano.
Oggi per noi, che abbiamo ricevuto il battesimo nei primi giorni della nostra vita, le cose non sono sostanzialmente cambiate: vivere ogni anno la Quaresima come riscoperta del battesimo e delle esigenze che da esso derivano, è condizione necessaria non tanto per diventare cristiani (visto che almeno anagraficamente lo siamo già), ma per esserlo effettivamente e soprattutto per restarlo.
mons. Marco Navoni